Ennahda ha vinto. La destra reazionaria della “Rinascita” tunisina sta per essere nominato il primo partito del Paese.

L’islam ha vinto le elezioni tunisine? Probabilmente no. Il partito della destra conservatrice Ennahda sta vincendo le elezioni, probabilmente solo in giornata si avranno i risultati definitivi, ma una cosa è certa: la metà dei tunisini ha votato per i partiti laici.

Sembra una contradictio in adiecto con la vittoria di Ennahda, ma è la realtà dei fatti. La destra reazionaria – non chiamatela islamista, per favore – è stata capace di organizzarsi, di presentarsi unita e composta alle elezioni e ora sta conquistando la maggioranza dei voti. La sinistra e i laici, in preda forse alle crisi mistiche degli omologhi europei, non ha saputo giocare al meglio le sue carte, presentandosi alle urne disuniti e scomposti.

Il risultato? La vittoria della destra.

Ma per favore non gridate al jihad al potere (e smettetela di nominare jihad al femminile!).
Nessuno degli esponenti del partito di Ennahda ha per ora mai preannunciato una “guerra” all’Occidente o ai modelli occidentali, né tantomeno al ritorno della shari’a (termine decisamente improprio) e della poligamia. Si legge tra le dichiarazioni dei filo-conservatori, come Yusra Gannouchi, figlia del leader del partito conservatore: “Le donne tunisine non hanno niente da temere. Il codice di Bourguiba non sarà cambiato, non abbiamo certo intenzione di introdurre la poligamia!”

Per tutti gli occidentali scettici e decisamente poco istruiti, si prega di andarsi a rivedere il codice tunisino di Bourguida, redatto sulla scia dell’esperienza codicistica precedente di David Santillana (giurista italo-tunisino di origine ebraica) e del Legislatore tunisino che intendeva “tunisifier” il diritto nazionale.

Chiusa questa macro parentesi, dove stanno le novità di queste elezioni?

Gli europei e gli occidentali nel complesso si vogliono un po’ male e spesso vedono crisi là dove crisi non ve ne sono. Così guai a leggere la vittoria del partito conservatore come una sconfitta per la democrazia o l’affermazione di una incompatibilità tra islam e libertà. Islam e libertà o democrazia sono compatibili? La questione è complessa e difficilmente la si può liquidare in queste poche righe. Elementi certi però ve ne sono in queste elezioni.

Il più importante, non vi sono stati brogli elettorali. In secondo luogo, la campagna del partito conservatore non è stata solo “velo, jihad e ortodossia”. Terzo, il popolo tunisino ha nettamente detto “no” a una teocrazia modello Iran. E i laici? I laici sono la metà della popolazione e come ha già dichiarato Moncef Marzouki del CPR (congrès pour la République), partito al secondo posto, l’alleanza con i conservatori appare sempre più necessaria, “Abbiamo ottimi rapporti con tutti e vogliamo un governo di coalizione. Non vedo il pericolo di una deriva islamista. La nostra è una società molto europea, penso che nemmeno la stragrande maggioranza degli islamisti accetterebbe la shari’a intesa come fonte del diritto”.

E allora, aspettiamo e vediamo. Insha’Allah!

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